La UE mette Google e Facebook “nell’occhio del copyright”

Con l’evoluzione di internet e l’avvento dei social network, il contrasto tra le contrapposte esigenze di tutela dei produttori di contenuti e, dall’altro lato, della libertà di informazione, è divenuto sempre più acceso.

Nuovo teatro di scontro è stata  la proposta di direttiva n. 2016/0280 sul diritto di autore nel mercato unico digitale, che, in data 12 settembre 2018, ha ricevuto il benestare del congresso.

Il dibattito tra favorevoli, tra cui gruppi editoriali e produttori musicali, e contrari, primi tra tutti i colossi del web ma anche piccoli editori, si è concentrato sulla due articoli della proposta, gli artt. 11 e 13.  Il primo, rubricato “Protezione delle pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo digitale” prevede infatti, in capo alle piattaforme c.d. user generated content quali Facebook, Twitter e Google News, l’onere di pagare di un compenso quando si condividono i cosiddetti “snippet”, ovverosia le anteprime di articoli in cui si riportano foto - prime righe di testo. Secondo quanto disposto, le piattaforme dovranno quindi procurarsi una licenza dai titolari dei contenuti pubblicati.

L’art. 13, invece, (rubricato “Utilizzo di contenuti protetti da parte di prestatori di servizi della società dell’informazione che memorizzano e danno accesso a grandi quantità di opere e altro materiale caricati dagli utenti”) riguarda l’obbligo, in capo alle piattaforme online che ospitino grandi quantità di contenuti caricati dai propri utenti, di introdurre misure adeguate per impedire che materiale protetto da diritto d’autore circoli senza un previo accordo economico con l’autore. In concreto, si tratterà di introdurre un algoritmo che permetta di filtrare i contenuti prima della loro pubblicazione.

La diatriba ha riguardato soprattutto quest’ultimo articolo. Le piattaforme minori, ad esempio i blog, difficilmente riusciranno a far fronte alla spesa necessaria ad acquistare i software che impediscano la pubblicazione di contenuti in violazione del diritto d’autore. Nulla dovrà invece temere Wikipedia, espressamente esclusa da questa previsione, insieme alle altre piattaforme di divulgazione senza fini di lucro.

Ora che la fase c.d. di prima lettura è stata completata si appresta dunque a prendere forma una lunga serie di negoziati a porte chiuse (c.d. trilogo) tra Parlamento, Consiglio, Commissione europea, per trasformare la proposta in un testo comune, da votare in Parlamento e dal Consiglio prima delle elezioni europee del prossimo Maggio, capace di costituire un compromesso tra gli interessi di chi difende la proprietà intellettuale e chi invece auspica una liberalizzazione del web dalle imbrigliature di questa normativa.

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